di Lucia Capraro

1. Il problema della proprietà della terra

Il problema della proprietà della terra era sentito ad Arborea da ben prima della pubblicazione della Legge Stralcio del 21.10.1950 sulla creazione della piccola proprietà contadina. In realtà, tutti i mezzadri che si erano stabiliti nella bonifica erano convinti che la terra sarebbe diventata loro dopo un certo numero di anni nonostante non esista un documento che parli di questa possibilità. Ai mezzadri erano note infatti le affermazioni del primo presidente della Società Bonifiche Sarde ing. Dolcetta, il quale, secondo un delegato sindacale, ancora nel 1926, in una sua relazione al Governo sui lavori di trasformazione agraria della zona di Mussolinia, avrebbe affermato che «il fine che si proponeva la SBS era il miglioramento costante delle condizioni di vita sotto l’aspetto igienico, demografico economico e sociale, dei lavoratori, cui per diritto di natura competeva la proprietà della terra che trasformavamo»1.

Verso gli anni Cinquanta la SBS era ancora invece la proprietaria assoluta dell’azienda, e i contadini continuavano a subire lo sfruttamento della società, della quale Arborea non era altro che una sorta di feudo. La situazione però in quegli anni cominciò a precipitare, anche come riflesso delle lotte che in tutta Italia, e in particolare nel Meridione e in Sardegna, i contadini stavano sostenendo per ottenere la proprietà della terra, problema che si trascinava dal primo dopoguerra.

[ Sulla storia di Arborea e della SBS si veda in questo sito: La bonifica della piana di Terralba e la fondazione di Mussolinia-Arborea 1918-1932 ]

La tenuta vista dall'alto

La tenuta vista dall'alto

2. La riforma agraria, le richieste dei mezzadri, la posizione della SBS

Il malcontento dilagava sempre più, sia fra i mezzadri, che chiedevano rapporti di produzione più equi, sia tra gli operai, che rivendicavano salari più remunerativi. Questo problema riguardava non solo i contadini di Arborea, ma anche i braccianti e gli agricoltori con poca o senza terra di Terralba, Marrubiu e Arcidano. Si ebbero in questo periodo numerose agitazioni di contadini e braccianti di cui ci si lamenta nei verbali del consiglio di amministrazione della SBS, che vede in esse la causa della diminuzione della produzione2.

Con la promulgazione della Legge Stralcio, che prevedeva l’esproprio, la bonifica, la trasformazione e l’assegnazione ai contadini di terreni incolti attraverso la divisione in piccole proprietà, iniziò un periodo di lotte che rese necessario l’intervento di numerose forze politiche. Il primo passo in favore dell’applicazione ad Arborea di tale legge fu fatto dall’amministrazione comunale. Infatti il carattere di feudo della azienda impediva il libero sviluppo e l’espansione del comune, il quale non possedeva altro che «la casa comunale e 120 ha di terreni distanti dal centro e inoltre di scarso valore». In quegli anni, inoltre, era sindaco ad Arborea il Consigliere regionale democristiano Giacomo Covacivich che provocò l’intervento della regione.

Poiché l’articolo 10 della legge Stralcio escludeva dall’esproprio «i terreni a coltura intensiva formanti aziende agrarie organiche ed efficienti», l’unica carta che avrebbe potuto giocare la SBS era la dimostrazione del completo appoderamento della bonifica, ragion per cui Arborea, rispondendo ai requisiti di azienda modello, in base a tale articolo, non sarebbe potuta essere scorporata. È quanto appare dai verbali del Consiglio di Amministrazione della SBS: «L’ingegner C. dice che, quando fece la convocazione del consiglio, aveva avuto notizie che facevano prevedere l’estensione ad Arborea, sia, più limitatamente allo stagno di Sassu, della riforma fondiaria, ricorda i problemi caratteristici del Sassu, nonché la sua complementarietà con l’azienda sabbiosa che fa di questa e quella un tutto unico. Esamina poi il decretato provvedimento alla luce delle disposizioni della Riforma Fondiaria e mette in evidenza che la questione anche considerata sotto il punto di vista dell’articolo 10 non potrebbe portare alla conseguenza dello scorporo dello stagno di Sassu che è tuttavia in fase di costruzione agraria»3.

Nasce così nei mezzadri la paura che Arborea venga esonerata dallo scorporo, anche se in realtà la non applicazione della Legge Stralcio nel territorio di Arborea si sarebbe anche potuta contestare in quanto, pur se l’azienda era tutta appoderata, le condizioni igieniche, economiche e sociali dei suoi contadini non potevano certamente essere considerate quelle di una azienda modello.

Tuttavia, mentre il 24.06.1951, in seguito ad un incontro dell’on. Segni con il Presidente della Regione e il Presidente dell’ETFAS, Arborea era stata esclusa dallo scorporo, il 29 dicembre dello stesso anno venne pubblicato un piano di scorporo per oltre 7.800 ha. La reazione della Società fu immediata. Nel verbale dell’assemblea del 10 gennaio 1952 si legge: «Il provvedimento è senza dubbio contrario allo spirito e alla lettera della legge e sarebbe, se attuato, di grave danno agli interessi del paese e a quelli del lavoro»4. Secondo la Società, Arborea aveva, in base all’art. 10 della Legge Stralcio, i requisiti di azienda modello: era tutta appoderata e distribuendo le terre ai contadini si sarebbe distrutta l’unità aziendale, condizione principale per una migliore produttività5.

3. I mezzadri di Arborea rivendicano il diritto alla proprietà della terra

Queste le motivazioni ufficiali della Società, la quale, pur avendo promosso una vera e propria campagna di stampa per difendere i propri interessi, non aveva mai rilasciato in proposito una completa relazione formale6. I contadini però, che con la pubblicazione del piano di scorporo vedevano concretizzarsi in qualche modo le proprie speranze, inasprirono la lotta contro la Società. Si giunse così ad uno scontro aperto; il 6 gennaio 1952 i contadini, 230 su 241, riunitisi in congresso, votarono all’unanimità il seguente ordine del giorno: «considerato che in nessun caso può essere frustrato lo scopo della legge (potenziamento della piccola proprietà contadina) ... ribadiscono il loro diritto alla proprietà di una terra che, redenta con i fondi dello Stato, è stata fecondata col sacrificio e con il sudore loro e delle loro famiglie ... affermano di ritenere inscindibile nel suo complesso l’unità aziendale quale essa è e si impegnano a mantenerla e a migliorarla mediante un’adeguata organizzazione associativa a base cooperativistica nell’interesse stesso dei lavoratori e della produzione nazionale»7.

I congressisti elessero un Comitato di agitazione che aveva lo scopo di effettuare un accurato lavoro di indagine sulle effettive condizioni economiche, igieniche e sociali della bonifica per dimostrare la loro incompatibilità con i requisiti richiesti dall’azienda modello. Esattamente un mese dopo, infatti, il 1° febbraio 1952, la stessa lega fu in grado di pubblicare un opuscolo nel quale si documentava ampiamente la mancanza nell’azienda delle condizioni per l’applicazione dell’articolo 10 della Legge Stralcio.

4. Il governo affronta il problema della SBS e delle richieste dei mezzadri

La questione arrivò al Governo, il quale, per dirimere la controversia, nominò una Commissione Ministeriale d’inchiesta che venne inviata a visitare l’azienda. Si può affermare però che, in effetti, la procedura di accertamento di tale Commissione conteneva dei vizi di forma. Infatti, secondo quanto riferì l’on. Covacivich in una riunione del Consiglio Regionale, «si sono limitati ad ascoltare una delle parti in causa senza neppure sentire il bisogno di chiedere al Municipio qualche dato. Non hanno avvicinato neppure un mezzadro. Hanno visitato soltanto le fattorie indicate dai funzionari, cioè quelle tre o quattro approntate in altri tempi per le visite di Mussolini o di altri papaveri del regime»8.

In realtà, anche se nella relazione di reclamo presentata dalla SBS nel 19529 contro la pubblicazione del piano di scorporo del 29.12.1951 si parlava per l’azienda di redditi alti10, l’on. Covacivich, nella stessa seduta, puntualizzò che se vi erano stati mezzadri con redditi superiori ai 2.000.000 di lire, il reddito pro capite per molti di essi raggiungeva all’incirca le lire 2.000; il che, aggiunto all’esame dei conti colonici, gravati di debiti nei confronti della SBS11, dimostrava chiaramente la situazione economica dei contadini della bonifica.

La Commissione Ministeriale, preoccupata che un esproprio pregiudicasse i lavori di bonifica, nominò un Comitato che esaminasse il problema di Arborea e immettesse i mezzadri nell’amministrazione dell’azienda12. Componevano tale comitato l’ing. Casini (presidente), l’on. Antonio Maxia (vice presidente), il dott. D’Alessandro e un tecnico nominato anch’esso con funzioni di vicepresidente dall’ing. Casini. Questo Comitato però, forse per la sua composizione chiaramente di parte, non riuscì ad accordarsi con i mezzadri. Per un ulteriore sopralluogo, quindi, il Governo inviò il 2 febbraio 1953 l’allora Ministro dell’Agricoltura e Foreste Amintore Fanfani.

Rivoltamento dell'erba medica

Rivoltamento dell'erba medica

5. Il Ministro dell’Agricoltura e Foreste Amintore Fanfani visita Arborea

È sempre l’on. Covacivich che nella riunione della Commissione speciale tenuta il 3 marzo 1954 riferirà che il Ministro «venne ad Arborea con la migliore disposizione d’animo verso i mezzadri, ma gli furono opposte da parte dei dirigenti della SBS tali e tante difficoltà tecniche che alla fine dovette mantenersi estremamente cauto nel suo discorso al popolo di Arborea»13. Infatti, dopo aver visitato l’azienda, il ministro, alla presenza di tutti i contadini, pronunciò il suo discorso, nel quale affermò che « … Arborea continua la sua opera di bonifica, la Società delle bonifiche continua ad amministrare, i vostri rapporti sono codificati per l’eternità … Stiamo cercando, ecco perché non dico siamo arrivati, stiamo cercando la strada, quella strada che non consente avventure al termine delle quali magari qui ritorna la palude … Ma quella strada al termine della quale infittisca questa popolazione, accresca la autonomia delle famiglie, accresca il lavoro di tutti … e consenta a tutti, un giorno, speriamo non lontano, in gran parte che questa speranza venga fondata sul nostro lavoro, sulla nostra comune serenità, sul nostro comune impegno; venga, dicevo, il giorno non lontano in cui questo problema dello sposalizio finale, definitivo, indissolubile del contadino alla terra sia celebrato … (grida generali: la vogliamo subito!) … se “subito” significa non un minuto dopo che la bonifica avrà detto … se il subito significasse un’ora prima che la tecnica e la ragione ci hanno detto che il tempo maturo è arrivato, noi a cedere a questa vostra pressione per realizzare col tempo e prima del tempo quello che è possibile, non renderemmo un servizio né ai vostri figlioli né alla patria comune … Voi siete i fidanzati di questa terra, noi siamo destinati a rimanere scapoli di questa terra … Io non so altro, so già, e dico che alcuni di voi, non so se molti o pochi, attendevano oggi non voglio dire una cambiale in bianco, ma forse qualcuno (grida: tutti!) qualche cosa in più, una distribuzione di queste terre … Cari cittadini di Arborea, anche io vi confesso di essere venuto per rivolgervi delle domande, ho anch’io qualcosa da chiedervi come ministro dell’Agricoltura. Qualche cosa che … riguarda voi in quanto membri di questa comunità regionale, e questo qualche cosa che io vi devo chiedere non consideratelo un affronto perché non è tale … è un impegno ancora maggiore … perché questa grande opera di bonifica proceda sempre più accelerata verso la soluzione degli ancora persistenti gravi problemi agronomici al fondo dei quali … vi sarà finalmente la realizzazione di quella che è la vostra più profonda aspirazione. Sicché non dipende soltanto da noi del Governo, non dipende soltanto dai dirigenti della SBS, dipende anche da voi lavoratori di questa azienda …»14.

L’unica cosa che però emerge da queste parole è l’evidente retorica di un discorso che, nascondendo una innegabile mancanza di sostanziare razionalità, sembra riportarci, oserei dire, al proverbiale latinorum di manzoniana memoria.

Arborea fu comunque esclusa dallo scorporo, e questa azione politica peggiorò i rapporti tra contadini e SBS e aumentò quel clima di tensione che, come affermò l’on. Torrente, esponente del PCI, in una riunione del Consiglio Regionale15, si può riassumere in una frase riferitagli da un contadino «meglio il diavolo che la SBS». Lo stesso Consiglio Regionale vedeva come unica soluzione alla controversia la distribuzione delle terre già appoderate ai mezzadri di Arborea e di quelle del Sassu ai contadini e ai braccianti dei paesi vicini. Contro tale indicazione la SBS adduceva la ragione del carattere di «complementarietà del Sassu con l’azienda sabbiosa, che fa di questa e di quello un tutto unico»16 poiché il Sassu serviva con il suo foraggio da integrazione ai poderi. Ma questo, come disse l’on. Torrente nella seduta precedentemente citata, non era tanto importante come si voleva far credere, giacché il problema si sarebbe potuto risolvere con qualche accorgimento tecnico: « … Basterebbe seminare in ogni podere, in media mezzo ettaro in più a foraggio … oppure eliminare in ogni podere un capo di bestiame»17.

6. Il Consiglio regionale affronta il problema della SBS e delle richieste dei mezzadri

Per un’equa soluzione del problema il Consiglio Regionale nella seduta del 05.06.1952 deliberò di costituire una Commissione di inchiesta con l’approvazione di un Ordine del giorno firmato dagli onorevoli Pernis, Sotgiu Piero, Covacivich, Cerioni, nel quale si legge: «Il Consiglio Regionale, preso in esame il problema dello scorporo di Arborea, ritenuta l’opportunità di esaminare particolareggiatamente, entro il più breve termine la situazione determinatasi ad Arborea e nella zona, sia in dipendenza dell’applicabilità della Legge Stralcio, sia in ordine alle condizioni economiche, igieniche, sociali ecc. dei mezzadri e dei lavoratori agricoli, al fine di acquisire sicuri elementi di giudizio, necessari per gli orientamenti della Regione e per quelli che dovrà suggerire ai competenti organi dello Stato, delibera la nomina di una speciale commissione consiliare»18.

L’insediamento effettivo della Commissione, a far parte della quale furono chiamati gli onorevoli G. Cadeddu, G. Pinna, N. Sassu, P. Sotgiu, A. Torrente, A. Zucca, risale comunque al 20.01.1954. Le indagini in loco da essa effettuate portarono a conclusioni che fecero considerare ingiustificata la dichiarazione di non scorporo concesso in precedenza alla SBS. In effetti, anche secondo questa Commissione speciale che riferì i risultati del sopralluogo in una Relazione finale, le condizioni economiche sociali e igieniche dell’azienda non rispondevano alle condizioni previste dall’articolo 10 della Legge Stralcio: «Le abitazioni sono insufficienti, sia per numero di vani sia per volume complessivo, ad accogliere le famiglie coloniche. Si nota ovunque un sovraffollamento. In qualche caso una parte dei componenti della famiglia colonica ha dovuto trovare ricetto in locali destinati alla conservazione dei prodotti. Nell’interno delle abitazioni non esistono impianti igienici. Non sempre essi si trovano all’esterno delle abitazioni. Come esempio si può citare un centro colonico con nove abitazioni, nel quale esiste una porcilaia comune ma non esistono locali di decenza … »19.

Secondo l’on. Torrente era necessario che la terra venisse data ai contadini attraverso l’ETFAS, unico ente in grado in Sardegna di fare ciò. Tale ente avrebbe dovuto avere due compiti: assegnare le terre e terminare la trasformazione agraria, fermo restando l’ordine del giorno firmato Covacivich, Amicarelli, Falchi, Cerioni, Pernis, Serra nella seduta del Consiglio Regionale Sardo del 05.06.1952 dove si legge: « … perché siano tutelati … gli interessi dei mezzadri di Arborea, in piena armonia con quelli della collettività, e siano create condizioni perché possano trovare lavoro e pace i contadini senza terra dei comuni viciniori, si auspica che siano tempestivamente assunte disposizioni: a) perché Arborea mantenga il carattere di azienda unitaria quale essa è attualmente; b) perché l’unità poderale minima che verrà stabilita con legge per quei territori non possa essere ulteriormente ridotta e suddivisa, al fine di assicurare un elevato ritmo produttivo nell’interesse dell’economia generale della Sardegna»20.

Nonostante ciò, per lungo tempo non venne emanato nessun decreto perché si procedesse concretamente all’applicazione della Legge Stralcio.

Stalla del Centro Sassu

Stalla del Centro Sassu

7. Un altro ministro dell’Agricoltura, Giuseppe Medici, visita Arborea. I mezzadri avranno le terre

I contadini, ormai desiderosi di portare a soluzione il problema, continuavano intanto le agitazioni. Nel marzo del 1954 venne inviata a Roma una Commissione di mezzadri che chiese l’intervento del Segretario nazionale della DC Alcide De Gasperi, il quale ritenne opportuno inviare ad Arborea l’allora Ministro dell’Agricoltura e Foreste on. Medici21. Un articolo de «L’Unione Sarda» ci permette di ricostruire le dichiarazioni del Ministro, secondo il quale era intenzione del Governo affrontare e risolvere, previa collaborazione con la Regione Sardegna, il problema economico e sociale della zona agricola di Arborea tenendo ben presenti le istanze «dei mezzadri di questo centro nonché dei braccianti dei comuni di Marrubiu, Terralba e San Nicolò Arcidano»22.

Il Ministro infatti, in un incontro con il Consiglio Regionale tenutosi a Cagliari il 05.06.195423 aveva dichiarato che «Arborea costituisce un complesso unitario di proprietà dello Stato, in quanto l’IRI detiene il 90% delle azioni e quindi è dovere sociale che gli obiettivi della Riforma vengano perseguiti operando non solo sui terreni di proprietà dello Stato ma soprattutto su quelli posseduti da Enti pubblici e dallo Stato»24. Riconosciuta quindi l’indilazionabile urgenza del problema, lo stesso Ministro ammetteva come unica soluzione la «cessione del complesso aziendale ad un Ente di Riforma, ossia l’ETFAS» in quanto l’IRI, Istituto di Ricostruzione Industriale, non avrebbe potuto attuare la riforma.

Dal canto suo il Consiglio Regionale affermò che la decisione del Ministro era stata approvata all’unanimità, e che sarebbero stati presi provvedimenti dopo che la Commissione speciale di inchiesta avesse presentato la sua relazione finale. Tale Commissione, la quale, come ho già detto, aveva appurato che Arborea era ben lungi dal rispettare i requisiti di azienda modello, giunse alle seguenti conclusioni approvate all’unanimità: « … Che le terre vengano distribuite ai coloni, ai compartecipanti di Arborea e ai contadini e braccianti dei paesi circonvicini, che per mantenere l’unità aziendale si debba costituire un consorzio fra gli assegnatari, soprattutto per la manutenzione delle opere di bonifica, che il modo di procedere … alla distribuzione delle terre possa realizzarsi con il trasferimento dell’azienda della SBS all’ETFAS, che i compiti dell’ETFAS debbono limitarsi all’assegnazione delle terre, al completamento dell’opera di bonifica e ai lavori di trasformazione sotto il controllo della Regione e, sentito il parere di una Commissione elettiva composta di mezzadri lavoratori, gli assegnatari dovrebbero pagare le terre a rate annuali»25.

8. I mezzadri avranno le terre ma dovranno pagare una rata annuale

Su questo ultimo punto vi furono in seno al Consiglio Regionale pareri discordanti: le sinistre chiedevano che ai contadini le terre fossero date a titolo gratuito26. Infatti nella riunione del 23.07.1954 l’on. Torrente, affermava: «Del resto quale somma si dovrebbe pagare? Secondo i criteri della Legge Stralcio si dovrebbe pagare il prezzo della terra ante bonifica decurtato dei contributi dello Stato … ma il prezzo di quelle terre, a giudicare dal milione e mezzo che fu stabilito di dare al Comune di Terralba a risarcimento di altri 3.000 ettari e di circa £ 500 ad ettaro: ammontare che non vale nemmeno la pena di tenere in considerazione. E la bonifica e i miglioramenti fondiari con che somma sono stati eseguiti? Vorrei sapere se quel contributo statale del 90% dato alla SBS sia stato davvero del 90% ! … Dal punto di vista ufficiale quei contributi si sono aggirati per le grandi opere di bonifica di Arborea intorno al 90% della spesa: rimarrebbe a carico dei coloni quindi il 10% della spesa per la trasformazione di quelle terre: un prezzo che i coloni e i lavoratori dell’azienda hanno già pagato abbondantemente ! … Vi era un contratto di mezzadria, e non crediate che la SBS ci perdesse … aveva ben un utile, aveva dei dividendi … che non divideva con l’IRI visto che all’IRI dava dai cinque agli otto milioni all’anno contro i 113.600.000 di lire che l’IRI le aveva dato nel 1934 … ciò vuol dire che i 14 miliardi, cifra che ci è stata indicata come valore attuale dell’azienda sono il frutto del sudore dei mezzadri, del sudore dei lavoratori, dei patti capestro, del mancato giusto pagamento dei salari, frutto di uno sfruttamento esoso … come si è arrivati al valore di 14 miliardi (valore attuale dell’azienda) se lo Stato italiano ha dato 113 miliardi e Lire 600 mila e questo pugno di azionisti privati solo Lire 167.000? Quei contadini l’hanno pagata la terra, l’hanno pagata ad usura»27.

La Giunta però respinse tale proposta, e ne espose le ragioni: «L’avere la terra gratuitamente è aspirazione non soltanto dei contadini di Arborea, ma certamente di tutti i contadini della Sardegna. Pertanto se noi accettassimo tale principio nei confronti dei contadini di Arborea, faremmo sì che, nell’applicazione della medesima legge, da parte del medesimo Ente, la stragrande maggioranza dei contadini della Sardegna godrebbe di un trattamento di inammissibile disparità rispetto a quelli di Arborea»28.

In ogni caso, il 24.07.1954 la Giunta approvò l’ordine del giorno firmato dagli onorevoli Giua e Bagedda in cui si dichiarava: «Il Consiglio Regionale, udita la relazione della Commissione speciale per il problema di Arborea, richiamandosi alle dichiarazioni rese dall’on. Ministro per l’Agricoltura impegna la Giunta ad adoperarsi perché nel caso si addivenga alla corresponsione all’IRI di un prezzo per la cessione del pacchetto azionario della SBS, sia reinvestita in iniziative industriali nel territorio della Regione Sarda la maggior parte del suddetto prezzo, a qualunque fonte debba essere attinto»29. Si giunse infine alla decisione che si sarebbe pagata una rata poderale annuale. Si risolveva finalmente in questo modo l’annosa questione di Arborea, e il pacchetto azionario veniva prelevato dall’ETFAS.

9. 1° gennaio 1955: i mezzadri diventano assegnatari

Attraverso un’assegnazione di fondi effettuata gradatamente a nuclei separati di cui il primo, comprendente 181 poderi, fu consegnato il 1° gennaio 1955, i coloni passarono quindi dallo stato di mezzadri a quello di assegnatari. Per l’applicazione della legge di riforma fondiaria fu stipulato con l’ETFAS il “Contratto di assegnazione e vendita dei terreni espropriati in applicazione delle legge di riforma fondiaria”30. Secondo tale contratto il contadino entrava in possesso del fondo ad un prezzo che sarebbe stato pagato in 30 anni, con decorrenza dal 01.10.1954, mediante rate annuali, al tasso del 3,50%. L’acquirente doveva impegnarsi ad avere particolare cura del fondo, di tutti i suoi annessi e connessi, e ad assicurarlo contro qualsiasi tipo di calamità, pena la risoluzione del contratto. Restava all’Ente la facoltà di regolare l’esercizio di tutte le servitù necessarie alla colonizzazione ed i lavori di trasformazione. Spettavano al contadino, oltre che i redditi forniti dal podere, tutte le spese e gli oneri relativi al suo mantenimento, compreso il necessario rimborso all’Ente delle quote proporzionali di spesa per la gestione dei servizi di utilità comune a più fondi.

La completa e diretta gestione dell’azienda da parte degli stessi agricoltori fu poi sancita definitivamente attraverso la creazione di un sistema cooperativistico di cui oggi fanno parte: a) la cooperativa servizi, denominata Cooperativa Assegnatari ETFAS che, preposta all’approvvigionamento e alla vendita dei prodotti, fu creata il 28.07.1955; b) la Cooperativa Assegnatari Associati, nata il 14.12.1956 per la trasformazione del latte; c) la Cantina Sociale, che risale al 20.06.1961 e vede uniti i viticultori di Arborea31.

Riuscire a stabilire la ricostruzione di questo periodo di lotta intensa per la riforma attraverso le testimonianze degli stessi contadini sarebbe stata un’impresa piuttosto ardua. Tutti infatti hanno dimostrato di avere in proposito soltanto dei ricordi piuttosto vaghi ed incerti. Hanno nominato lo sciopero, la mancata consegna del latte, ma non erano più in grado di riferirne né la data né le modalità; mentre del sibillino discorso di A. Fanfani ricordavano una sola frase «Voi siete i fidanzati della terra, non è giunto ancora il momento del vostro sposalizio con essa». Niente di più emerge dalle loro affermazioni, nonostante il notevole impegno dimostrato nella lotta, come risulta soprattutto dalla stampa del periodo. Sono comunque unanimi i loro giudizi riguardo al cambiamento della propria condizione: «Il benessere è iniziato dopo la Riforma, allora le cose si sono capovolte ed è iniziato il progresso … », « … le cose sono cambiate dal giorno alla notte. Con la Riforma abbiamo trovato l’America …».

 

[ Sulla storia di Arborea e della SBS si veda in questo sito: La bonifica della piana di Terralba e la fondazione di Mussolinia-Arborea 1918-1932 ]

Note

  1. Questa frase è citata in Sindacato Autonomo Lega Mezzadri. Arborea, Mancanza di condizioni per l’applicazione dell’art. 10 della legge 21 ottobre 1950 n. 841 nei riguardi della tenuta SBS, Valdes, Cagliari, p. 3.

  2. Cfr. Verbale Consiglio di Amministrazione SBS 27.1.1953.

  3. Nonostante Arborea, gestita secondo gli schemi della colonìa classica, avesse potuto godere dei miglioramenti apportati dall’applicazione del Lodo De Gasperi, che prevedeva una spartizione dei prodotti secondo la quale il 53% spettava ai mezzadri e il 47% alla Società. Quest’ultima inoltre aveva il compito di accantonare il 4% e devolverlo unicamente in migliorie da apportare al fondo.

  4. Cfr. Verbale Assemblee SBS Assemblea 10.01.1952.

  5. Quest’ultima motivazione risulta indirettamente da un discorso pronunciato dall’on. Torrente in una seduta del Consiglio Regionale del 23.07.1954: Resoconti consiliari, Vol. 2° S.E.I., Cagliari, 1955, pag. 1879.

  6. La notizia è tratta dal Processo verbale n. 11 del 3.3.1954 della Commissione speciale per il problema di Arborea. Dattiloscritto, appunti privati.

  7. Cfr. Sindacato Autonomo lega mezzadri. Arborea, Mancanza di condizioni … op. cit., allegato n. 8 pag. 22.

  8. Cfr. Consiglio Regionale Sardo, Sull’applicazione della Legge Stralcio nei territori della SBS, Cagliari 18.03.1952, Dattiloscritto, appunti privati.

  9. Notizia tratta dal Processo verbale n. 11 del 3.3.1954 cit.

10. ”Nell’annata 50-51 è stato assegnato un utile di £. 272.972.299 pari ad oltre 1.000.000 per ogni mezzadro”. Consiglio Regionale Sardo, Sull’applicazione ... cit.

11. Viene citato il conto di un mezzadro, al quale, dopo un anno di fatica, sua e di altri dieci famigliari, sono state addebitate ben £. 431.000. Nel conto non sono dimenticate neppure le £ 20 per il rilascio di uno stato di famiglia e £ 15 per 25 kg. di calce. Cfr. Consiglio Regionale Sardo, Sull’applicazione … op. cit.

12. Ibidem.

13. Cfr. Processo verbale n. 11 cit.

14. Discorso di S.E. Amintore Fanfani, Ministro dell’Agricoltura e foreste tenuto ad Arborea il 2.2.1953. Dattiloscritto presente nell’archivio della SBS.

15. Cfr. Consiglio Regionale della Sardegna, Resoconti Consiliari, IIa legislatura, seduta 23.7.1954, SEI Cagliari 1953, vol. II pag. 1879.

16. Cfr. Verbali Consiglio di Amministrazione SBS seduta 15.2.1952.

17. Cfr. Consiglio Regionale Sardo, seduta C. , 23.7.1954. Resoconti consiliari, op. cit. pag. 1882.

18. Cfr. Consiglio Regionale Sardo, Seduta CCLXXVI, Resoconti sommari prima legislatura, Vol. III, Cagliari C.E.L. pag. 1660.

19. Cfr. Consiglio Regionale Sardo. Commissione Consiliare speciale per il problema di Arborea, Relazione finale.

20. Cfr. Consiglio Regionale della Sardegna, seduta CCLXXV, Resoconti sommari ... op. cit. pagg. 1652-1653.

21. Da una conversazione libera con l’ex sindaco di Arborea A. Marras.

22. Cfr. Trasferito all’ETFAS il complesso aziendale di Arborea, in «L’Unione Sarda», 6.6.1954.

23. Le dichiarazioni dell’on. Medici sono riferite dal Pres. della Giunta Alfredo Corrias nella riunione del 09.06.1954.

24. Cfr. Il Presidente della Giunta riferisce sulla cessione di Arbore all’ETFAS, in «L’Unione Sarda», 9.6.1954.

25. Con un unanime ordine del giorno chiuso il dibattito su Arborea, in «L’Unità» 27.7.1954, p. 4.

26. Secondo l’ordine del giorno firmato A. Zucca, A. Torrente: «Il Consiglio Regionale a conclusione della discussione sul problema impegna la giunta a sostenere, presso il Governo centrale, insieme agli altri punti conclusivi della relazione presentata dalla Commissione speciale, che in linea principale l’assegnazione della terra ai contadini debba avvenire a titolo gratuito». Seduta CI Consiglio Regionale Sardo, Seduta 24 luglio 1954, Resoconti Consiliari, op. cit., pag. 1916.

27. Cfr. Consiglio Regionale Sardo, Seduta 23.7.1954, Resoconti Consiliari, op. cit. pag. 1885.

28. Cfr. Consiglio Regionale Sardo, Seduta 24.7.1954, Resoconti Consiliari, op. cit. pag. 1918.

29. Cfr. Consiglio Regionale Sardo, Seduta 24.7.1954, Resoconti Consiliari, op. cit. pag. 1918.

30. Il testo dei contratto è integralmente riportato nella tesi di laurea di I.B. Murgia, Arborea dalle origini alla riforma Agraria, Facoltà di Magistero di Cagliari, a.a. 1973/74.

31. Esula completamente dal mio campo di indagine un’analisi approfondita di tale momento.

 

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* Quello che precede è un capitolo della tesi di laurea di Lucia Capraro, Materiali per la ricostruzione della condizione contadina ad Arborea. Documenti e memorie, relatore Giulio Angioni, discussa nell’AA 1976-1977. Il lavoro si compone di due parti; nella prima viene ricostruita la storia della bonifica, nella seconda vengono riportate 14 interviste di contadini che hanno lavorato alla bonifica; le due parti sono integrate da una appendice documentaria. Il testo qui presentato si differenzia dall’originale solo per alcuni aspetti formali. I titoletti sono readazionali.

Ringrazio Lucia Capraro per averne qui autorizzato la pubblicazione.

L’intero lavoro di tesi è stato pubblicato nel sito del Comune di Arborea.

Le immagini sono pubblicate su concessione del MiBAC-Archivio di Stato di Oristano.