di Vincenzo Medde

STATI UNITI

Negli anni Trenta, dentro alla Grande Depressione, si svolse negli Stati Uniti un altro grande dramma ambientale, economico e sociale. Negli stati della Dust Bowl — Texas, New Mexico, Colorado, Nebraska, Kansas, Oklahoma –, la siccità prolungata, la crisi economica, l’uso intensivo delle macchine, la stretta delle banche ridussero in miseria i coltivatori, costringendoli a vendere tutto quel che possedevano per mettersi in cammino, in carovane di miseria e di dolore, verso la California, dove speravano di trovare lavoro e accoglienza.

Vi trovarono invece ostilità, rifiuto, disprezzo e spesso segregazione in campi dove le condizioni di vita inumane e la fame provocavano anche la morte. Per garantire i prezzi venne loro impedito persino di raccogliere i prodotti al macero.

«Gli affamati arrivano con le reticelle per ripescare le patate buttate nel fiume, ma le guardie li ricacciano indietro; arrivano con i catorci sferraglianti per raccattare le arance al macero, ma le trovano zuppe di kerosene. Allora restano immobili a guardare le patate trascinate dalla corrente, ad ascoltare gli strilli di maiali sgozzati nei fossi e ricoperti di calce viva, a guardare le montagne di arance che si sciolgo­no in una poltiglia putrida; e nei loro occhi cresce il furore. Nell'anima degli affamati i semi del furore sono diventati acini, e gli acini grappoli ormai pronti per la vendemmia» (J. Steinbeck: 485).

Di qui il titolo del libro The Grapes of Wrath, Grappoli di furore, – che riprendeva un verso di una famosa canzone della guerra civile, che, a sua volta, rimandava all’Apocalisse – in cui John Ernst Steinbeck raccontò il viaggio di sofferenza e di morte della famiglia Joad dall’Oklahoma alla California lungo la Route 66.

The Grapes of Wrath, pubblicato nel 1939 – Furore nella traduzione italiana del 1940 – ebbe un immediato e controverso successo; ne furono infatti vendute 400.000 copie solo nel primo anno, ma venne fortemente criticato sia in Oklahoma che in California, fu accusato di oscenità e falso, si mossero contro associazioni di agricoltori e comitati scolastici, in alcuni stati ne venne vietata la vendita e nella città natale di Steinbeck, Salinas, il libro venne addirittura messo al rogo.

Ma molte furono le testimonianze, anche dirette, che confermarono come il racconto di Steinbeck fosse veritiero e attendibile. Così, The Grapes of Wrath-Furore continuò e continua ad essere letto come un grande documento storico, sociale, letterario. Nel 1940 gli venne attribuito il Premio Pulitzer e John Ford ne ricavò un film con Henry Fonda che nel 1989 venne inserito fra i film conservati nel National Film Registry presso la Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti.

Migranti dall'Oklahoma bloccati nel deserto della California meridionale

Migranti dall'Oklahoma bloccati nel deserto della California meridionale

 

UNIONE SOVIETICA

Nello stesso anno dell’inizio della Grande Depressione, 1929, in Unione Sovietica veniva varato il primo piano quinquennale che ambiva a creare le condizioni per evitare le crisi periodiche che devastavano il capitalismo, come l’esempio americano stava dimostrando. Di fatto, l’industrializzazione accelerata, la collettivizzazione forzata, la requisizione armata delle derrate agricole, crearono le premesse che portarono tra il 1932 e il 1933 alla morte di milioni di contadini in tutta l’URSS. Morirono di fame a causa di politiche errate e perché Stalin li volle affamare; perirono nei villaggi, lungo le strade, nei gulag e nei lunghi viaggi di deportazione, fucilati subito dopo l’arresto. Quattro milioni di morti solo in Ucraina e nel Kuban.

Ma in Unione Sovietica, nel paese del comunismo al potere, non ci fu, né poteva esserci, alcuno Steinbeck a raccontare quella spaventosa tragedia: i bolscevichi avevano chiuso le frontiere, isolato i luoghi di morte, represso con estrema violenza ogni parvenza non solo di critica ma anche ogni tentativo di raccontare in pubblico la morte procurata dei contadini.

E i partiti e gli intellettuali comunisti, quelli europei in particolare, contribuirono fattivamente a stendere una coltre di silenzio sui milioni di morti: tacquero anche quando sapevano o potevano sapere.

Chi volle raccontare la morte sovietica poté farlo solo dopo decenni, dopo il gulag, la galera, l’esilio: Solženicyn ne L’Arcipelago Gulag (1972), Šalamov ne I racconti di Kolima (1989), Grossman in Tutto scorre… (1970), Herling in Un mondo a parte (1951), per citare solo alcuni autori e alcune opere.

1933 - Morire di fame in Ucraina

Morire di fame in Ucraina nel 1933

 

USA e URSS, DEMOCRAZIA e COMUNISMO

Vale la pena mettere a confronto un carattere essenziale che si rivela nel modo in cui il sistema liberale americano e quello comunista sovietico si posero di fronte alle immani tragedie interne rappresentate dall’esodo dei contadini dalla Dust Bowl e dalla morte per fame nei primi anni Trenta in Unione Sovietica: il sistema americano poteva permettersi la diffusione delle notizie, la critica, la discussione, insomma il conflitto interno; il sistema sovietico no, perché ne sarebbe stato travolto, come in effetti ne fu in seguito travolto.

Dopo il crollo dell’universo comunista, e poi spesso negli anni seguenti ci si pose la domanda intorno al perché di tale crollo: perché un sistema che aveva conquistato vastissime aree del pianeta e che pretendeva di incarnare la ragione storica della sostituzione del capitalismo e della democrazia borghese era invece imploso senza lasciare né tracce né rimpianti?

Già nel 1952 Steinbeck aveva scritto: «nessun sistema di polizia e di condizionamento può sopravvivere a lungo». Seguendo questa idea possiamo dire che il comunismo non è sopravvissuto perché si reggeva sulla violenza e sulla repressione, per cui i primi tentativi di liberalizzare l’economia e di introdurre elementi di libertà e di conflitto regolato nella società civile, sviluppandosi, hanno travolto quel sistema incompatibile con le libertà e i diritti individuali.

Ecco dunque la differenza radicale: nelle democrazie liberali le «clausole di esclusione» (D. Losurdo) possono essere progressivamente allentate e superate e i diritti, inizialmente limitati e ristretti, possono essere successivamente estesi a un numero sempre più ampio di esclusi; nel sistema comunista i diritti, limitati in partenza, non possono essere estesi, e le «clausole di esclusione» non possono essere indebolite, perché il sistema ne verrebbe minato fino al collasso. La società comunista non può permettersi di essere più libera.

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Immagini

Migranti dall'Oklahoma   Morte in Ucraina

Bibliografia

John Steinbeck, Furore (Nuova traduzione integrale di Sergio Claudio Perroni), Bompiani, Milano 2014.

Domenico Losurdo, Controstoria del liberalismo, Laterza, Roma-Bari 2005.

Sulle condizioni in Urss negli anni Trenta si vedano i seguenti articoli.

Disumana è la potenza della fame: il Holodomor in Ucraina nel 1932-33 / Parte prima
Disumana è la potenza della fame: il Holodomor in Ucraina nel 1932-33 / Parte seconda e terza
Non dare i numeri. Come Stalin seppellì il censimento del 1937 e falsificò quello del 1939