di Vincenzo Medde

«La statistica è necessaria là dove esistono delle fluttuazioni, cioè in un sistema capitalista; dove non ci sono più fluttuazioni la statistica è inutile; è uno dei risultati del socialismo».
Valerian Osinskij, statistico sovietico, cit. in Blum: 38.

 

Governi e dittature del passato, per controllare e falsificare le informazioni utili alla propaganda, hanno fatto uso di mezzi forse meno sofisticati di quelli a disposizione nei social media contemporanei, ma certo sono risultati, per un lungo tempo, altrettanto efficaci e molto più devastanti. Un esempio di manipolazione e di falsificazione, che ancora dà del filo da torcere a demografi e statistici che vogliano ricostruire la reale consistenza della popolazione sovietica negli anni Trenta, lo offre la storia dei censimenti in Urss del 1937 e del 1939.

1. Il vuoto demografico nell’Urss degli anni Trenta

La carestia e la fame provocate e manovrate da Stalin tra l’autunno del 1932 e l’estate del 1933 causarono quattro milioni di morti in Ucraina e nel Kuban, creando un vuoto profondo nella demografia sovietica, tenuto anche conto della conseguente diminuzione della natalità.

Ma nessuno poteva parlare di carestia e fame, se non a rischio di finire o fucilati o sepolti in un gulag. Così, in Urss almeno, venne deciso che di quei milioni di morti sarebbe stata cancellata ogni traccia; e anche all’estero ebbe un certo successo l’opera di cancellazione e disinformazione.

A metà degli anni Trenta, a un decennio circa dal primo censimento, e dalla sua ascesa al potere quasi esclusivo, Stalin aveva bisogno di provare con i numeri quanto positivamente il suo governo avesse cambiato la realtà della Russia dopo la rivoluzione. Aveva bisogno di dati che mostrassero come il sistema comunista fosse andato molto più avanti del sistema capitalista, raggiungendo record e livelli mai conseguiti prima nella storia dell’umanità, anche per ciò che riguarda la crescita della popolazione.

Molotov, Kaganovich, Stalin, Mikojan, Kalinin, Ezov, Kruscev nel 1937

1. Molotov, Kaganovich, Stalin, Mikojan, Kalinin, Ezov, Kruscev nel 1937

Il 1° dicembre 1935 Stalin arringò a questo modo il suo uditorio di conducenti di macchine agricole: «Tutti ora riconoscono che da noi la situazione materiale dei lavoratori è migliorata di molto, che la vita è migliore, più allegra. È certamente così. Ma questo implica un aumento della popolazione più consistente che nel passato. Ci sono meno morti e più nascite; dunque la crescita della popolazione è senza paragone più elevata. Tutto ciò va bene e noi diamo il benvenuto a questa situazione. Ora noi possiamo contare su una crescita annuale di circa tre milioni di abitanti. Ciò vuol dire che ogni anno ci ingrandiamo di un numero di abitanti pari a quello della Finlandia» (cit. in Volkov: 30).

Un anno prima, il 28 gennaio 1934, lo stesso Stalin nel suo rapporto al XVII congresso aveva affermato con sicurezza che gli abitanti erano cresciuti dai 160,5 milioni del 1930 ai 168 milioni del 1933.

2. Progettare un censimento

Si trattava allora di mostrare anche con i numeri della statistica quanto gli abitanti dell’Urss fossero aumentati e quanto fosse cresciuto il loro benessere.

Una rilevazione pilota era stata condotta già nel 1932, in coincidenza con la conclusione del primo piano quinquennale, ma un censimento generale fu rimandato prima al 1935, poi al 1936, quindi, finalmente, al 1937.

Il continuo posticipare la prova di un censimento generale dipendeva anche dal fatto che l’evoluzione reale della demografia sovietica non sembrava confermare le cifre che Stalin comunicava in pubblico né la sua convinzione che nel paese del comunismo la situazione economica e sociale migliorasse più rapidamente che nei paesi capitalisti. Alcuni eventi e processi, anche presso l’élite sovietica, sollevavano dubbi e preoccupazioni: la collettivizzazione forzata, la repressione dei contadini e il conseguente esodo massiccio, la loro deportazione, la terribile carestia del 1932-33 e la morte per fame di milioni di persone non potevano non avere un forte impatto sulla consistenza della popolazione in tutta l’Urss e, in particolare, in alcune delle repubbliche come l’Ucraina e il Kazakstan.

Tant’è che il governo cercò con vari mezzi di stimolare la crescita demografica: con un decreto del giugno 1936 vietò l’aborto, aumentò l’aiuto finanziario alle donne incinte, promise lo sviluppo degli asili nido, modificò la legislazione sul divorzio.

Alla fine, il governo sovietico decise di organizzare il lungamente rimandato censimento generale per il 6 gennaio 1937, anche perché i risultati erano stimati necessari per coordinare gli interventi della pianificazione centrale.

Il progetto di censimento venne redatto dagli esperti del TsUNKhU (Amministrazione centrale dei dati economici nazionali) ma, per quanto già detto, la posta in gioco era troppo importante e troppo rischiosa perché il governo lasciasse fare agli esperti. Così venne nominata una commissione alla quale affidare la redazione definitiva e di cui facevano parte i vertici del partito e dello Stato: Molotov, presidente del Consiglio dei commissari del popolo (il governo sovietico), Kaganovich, Mikoyan, Bulganin. Ma il progetto era già stato visionato, annotato e corretto da Stalin e la commissione in effetti non fece altro che confermare, in buona sostanza, il progetto con le correzioni del capo.

Kraval, Kurman, Kvitkin

2. Kraval (fucilato), Kurman (deportato), Kvitkin (fucilato)

Il contributo di Stalin al progetto non poteva essere stato solo formale se venne così enfatizzato in una riunione di ispettori della statistica nazionale: «La guida dei popoli del nostro paese, il compagno Stalin, si è personalmente occupato del questionario del censimento, e, grazie a questo il questionario è ora chiaro, conciso, denso. Il comunicato del direttore del servizio statistico, Kraval, che segnalava che il questionario era stato scritto dalla prima all’ultima riga dal compagno Stalin in persona, è stato accolto da una salva di applausi» (cit. in Volkov: 31).

Ma l’esistenza di una tal commissione (di cui non faceva parte alcun vero specialista di statistica), composta di tali personaggi, e il ruolo di Stalin segnalavano da un lato la diffidenza nei confronti degli esperti, dall’altro il timore che la rilevazione demografica, che doveva coinvolgere milioni di persone, potesse portare in superficie oltre che elementi negativi economici e sociali, anche i massacri per fame del 1932-33.

Tant’è che una direttiva del dicembre 1936 già ordinava agli impiegati degli uffici locali di statistica di non pubblicare nessuna cifra e di non elaborare in alcun modo i dati grezzi rilevati.

3. Il censimento, i cui risultati non sono graditi, viene annullato

Le rilevazioni demografiche vennero dunque effettuate il 6 gennaio 1937, ma i risultati, contrariamente alle attese o, almeno, alle speranze, già il 24 gennaio si rivelarono catastrofici; quando Ivan A. Kraval, direttore del TsKUNKsU, ne anticipò i dati essenziali a Stalin e Molotov in effetti risultava che invece dei 170-172 milioni che la propaganda aveva previsto per il 1937, in Urss gli abitanti erano solo 162 milioni; mancavano 8-10 milioni di “dispersi”: morti per fame, nei gulag, fucilati, deportati e periti durante il viaggio verso i campi di lavoro nel 1932-33, o anche mai nati, considerato il crollo del tasso di natalità.

L’ufficio centrale di statistica diretto da Kraval tentò di attenuare o mascherare il deficit demografico e le sue origini, anche perché tutti erano consapevoli che i responsabili del censimento sarebbero stati i primi a rimetterci la testa.

Popolazione, grafico

3. Popolazione, nascite e decessi, grafico (Blum 1991)

Ma lo shock, anche per dirigenti rotti a tutte le ipocrisie e le violenze, era troppo forte, come pure la differenza tra i dati reali e quelli attesi e propagandati in anticipo. Stalin non poteva accettare un tale esito, e non lo accettò, semplicemente abolì il censimento: in Urss era possibile anche questo. La pubblicazione dei dati parziali e complessivi venne bloccata e il 27 settembre un decreto del governo firmato da Molotov (unico nella storia della statistica europea secondo A. Blum) annullò il censimento del 6 gennaio 1937 perché – inquinato da spie corrotte dalle idee di Trockij e Bukharin –, era stato organizzato male, contravvenendo alle indicazioni del governo e violando i principi fondamentali della scienza statistica.

I dati rilevati nel gennaio 1937, rimasti segreti per oltre mezzo secolo, furono resi noti solo all’inizio degli anni Novanta.

D’altra parte Stalin e la dirigenza sovietica si erano preparati per tempo alla possibilità di essere smentiti dal censimento: nel settembre 1932 una risoluzione del Politburo preparata da Stalin, Molotov e Kaganovich accusava il TsUNKhU di grossolani errori politici dovuti alla presenza nello staff centrale di tendenze borghesi che si nascondevano sotto la bandiera delle statistiche obbiettive (cit. in Wheatcroft and Davies: 29); il 21 settembre 1935 un decreto governativo sulla «situazione della statistica del movimento naturale di popolazione» mette le mani avanti: «Gli organi della statistica si sono serviti spesso dei nemici di classe (pope, kulak, ex bianchi), che si sono infiltrati e hanno diffuso la loro opera di controrivoluzionari e sabotatori, nascondendo la crescita della popolazione grazie alla mancata registrazione di nascite e alla doppia registrazione di morti» (cit. in Volkov: 29).

E, infatti, i risultati vennero dichiarati falsi e frutto di errate rilevazioni, esito, a loro volta, di un voluto e programmato sabotaggio da parte dei responsabili della statistica. I quali furono licenziati, arrestati, deportati, fucilati, per primi i quadri di livello più alto: Mikhail V. Kurman e Lazar S. Brandgendler vennero licenziati il 31 marzo; Kurman e Brandgendler furono poi deportati alla Kolyma e quest’ultimo vi morì. Qualche mese più tardi venne arrestato anche Kraval, che fu fucilato il 26 settembre del 1937; mentre Olimpij Kvitkin venne fucilato il 28 settembre 1937.

Furono arrestati, deportati o fucilati anche numerosi responsabili dei servizi locali di statistica in diverse repubbliche.

La repressione si abbatté anche su coloro che in un modo o nell’altro avevano avuto accesso ai dati del censimento. Mykhailo Avdijenko, direttore di «Statistica sovietica» di Kiev venne arrestato in agosto e giustiziato a settembre. Stessa sorte subì Oleksandr Askatin, a capo del dipartimento di economia dell’Accademia Ucraina delle Scienze.

In effetti fu decapitato l’organico nazionale e locale del sistema sovietico di rilevazioni demografiche.

4. Colpevoli senza colpa

In realtà, scrive Alexandre Volkov, gli statistici responsabili del censimento del 1937 furono repressi come traditori, spie e controrivoluzionari, non per aver commesso errori veri o immaginari.

Una pubblicazione sovietica così si esprimeva: «Il popolo sovietico era consapevole dell’importanza capitale di questa impresa nazionale [il censimento], ma i risultati furono annullati dai nemici del popolo, agenti fascisti, trockjisti, bukharinisti infiltrati nei servizi di statistica. Il glorioso servizio sovietico di controspionaggio diretto dal compagno Ezov, commissario del popolo, ha scoperto il nido di serpenti traditori nell’apparato sovietico di statistica» (cit. in Volkov: 25).

Vale qui appena precisare che Ezov, capo dell’NKVD, esperto nella fabbricazione di prove false, organizzatore di processi-farsa e numerose atrocità per conto di Stalin, fu da questi fatto fucilare nel febbraio 1940. Più tardi Stalin del suo fedele disse: «Ezov era una bestia! Un degenerato!».

L’accusa di sabotaggio e tradimento fu l’ennesimo pretesto di Stalin e dei capi sovietici per evitare di rendere conto delle vere cause che avevano provocato il vuoto demografico rivelato dal censimento e per celare gli errori di Stalin nella manomissione del questionario utilizzato per le rilevazioni.

Il progetto iniziale di censimento, opera soprattutto di Olimpij Kvitkin e Lazar Brandgendler, fu corretto da Stalin e dalla commissione che includeva i capi del partito e del governo. A tal proposito Brandgendler scrisse: «L’accusa di falsificazione contro di me è una calunnia. La commissione speciale presieduta da V.I. Mezlauk è intervenuta con cura particolare sia sul programma che sullo schema di organizzazione del censimento. Il progetto preparato dal servizio centrale di statistica è stato radicalmente modificato dalla commissione. In realtà essa prescrisse un programma e uno schema del tutto diversi, dei quali non ho alcuna responsabilità. Non facendo parte della commissione, ho assistito alle riunioni solo in qualità di esperto; non ho dunque avuto alcuna influenza sulle decisioni» (cit. in Volkov: 40).

A distanza di alcuni decenni e con le conoscenze che l’apertura degli archivi consente, Volkov conferma che i collaboratori del TsUNKhU, che avevano diretto la preparazione e lo svolgimento del censimento del 1937, non erano gli autori della versione definitiva, non avendo neppure partecipato alla sua elaborazione finale; bisogna anzi rendere omaggio a Kraval, Kvitkin e Brandgendler, che tentarono ogni strada per rimediare agli errori delle correzioni di Stalin e della commissione. Il paradosso tragico della storia è che i tentativi di correggere un censimento inquinato da interventi politici di inesperti si ritorsero contro gli autori stessi.

In ogni caso, il censimento del 1937, pur con tutte le difficoltà e qualche errore, non produsse alcuno stravolgimento della realtà demografica sovietica, come invece Stalin lamentava. Infatti, sempre secondo Volkov, «Tutte le fonti attestano che in realtà non vi fu alcuna importante mancata registrazione […] Gli specialisti attuali stimano la popolazione del 1937 a 162.737.000 abitanti, contro i 162.039 del censimento. La mancata registrazione sarebbe dunque pari a 700.000 unità, ossia allo 0,43%, che, anche oggi, viene considerato come un buon risultato» (Volkov: 48, 54).

5. Il censimento del 1939

A seguito della decapitazione del servizio statistico nazionale e locale, entro il mese di novembre 1937 tutti gli esperti statistici erano stati sostituiti da nuovi assunti, ciascuno dei quali era ormai perfettamente consapevole di quanto fosse pericoloso avere a che fare con la “scienza” dei numeri sovietica.

Ai nuovi, così debitamente indirizzati, venne richiesto di organizzare un nuovo e più favorevole censimento per i primi di gennaio 1939. Vennero impiegati 500.000 rilevatori, preceduti da una propaganda martellante sulla necessità di rispondere tutti e bene – «da bolscevichi!» – alle domande del nuovo questionario, un po’ più semplice del precedente. La «Pravda», fin dalla fine di novembre, continuò a segnalare l’importanza del censimento per lo stato sovietico e i pericoli di sabotaggi da parte di elementi di destra e traditori, simili a quelli che avrebbero inquinato il censimento del 1937.
Speranza di vita, grafico

4. Speranza di vita e tasso di fecondità,
grafico (Blum 1991)

Le rilevazioni demografiche vennero effettuate il 17 gennaio 1939, ma, mentre i dati parziali sono affidabili, il risultato globale finale invece non lo è, dal momento che venne deliberatamente gonfiato. Stalin, senza aver bisogno di attendere lo spoglio dei moduli, espresse subito il suo entusiasmo: sotto il sole della Grande Rivoluzione Socialista, si stava realizzando un aumento della popolazione sorprendentemente rapido e mai visto prima …

E, in occasione del XVIII congresso del partito, il 10 marzo 1939 la “guida dei popoli” annunciò che i cittadini sovietici erano proprio 170 milioni (tale cifra era diventata un numero magico! osserva A. Blum), anzi 170.600.000: i padroni della nuova statistica avevano trovato il modo di far quadrare i conti come Stalin aveva “previsto”. In realtà, ancora all’inizio del 1939 la cifra reale era di 167.600.000; dunque Stalin aveva gonfiato il numero effettivo degli abitanti di altri 3 milioni circa (Tolts 2001: 3, nota n. 3).

Certo, i modi e gli aggiustamenti non erano proprio “scientifici”, come gli studiosi hanno poi messo in evidenza. Gli statistici di Stalin avevano infatti semplicemente truccato le cifre; assegnando, per esempio, i dati relativi a 759.550 reclusi nelle prigioni e nei gulag a varie regioni dell’Urss; oppure, spostando i residenti da alcune aree ad altre per coprire i vuoti causati dalla morte per fame: 383.563 furono assegnati all’Ucraina, 385.180 al Kazakstan, oppure ancora, semplicemente gonfiando i dati con l’aggiunta di 3.000.000 (pari all’1,8% del totale) di residenti e presenti che non esistevano proprio (Tolts 1995: 6, 9).

Ma se il censimento del 1937 era stato seppellito, di modo che nessuno ne avesse più sentore, del censimento del 1939, di cui la «Pravda» diede qualche cenno in due brevi articoli, vennero pubblicati solo pochi dati, tra cui quello generale, truccato, di cui s’è detto. Altri pochi dati, grafici e tabelle vennero pubblicati venti anni dopo, nell’imminenza del censimento del 1959.

6. Lo specchio deformante della statistica sovietica

D’altra parte, hanno osservato Wheatcroft e Davies, dal 1936 al 1956 in Urss vennero pubblicati pochissimi materiali statistici, e quei pochi erano stati falsificati o distorti. «L’economia sovietica veniva presentata al popolo sovietico e all’Occidente in uno specchio deformante» (Wheatcroft and Davies: 29).

Mikhail Kurman raccontò che quando venne chiesto a Stalin da dove prendesse i numeri che contrastavano con le stime dei suoi stessi demografi, egli rispose che sapeva lui quali cifre era bene presentare.

Nell’Unione Sovietica, come ha osservato Robert Conquest, quando l’idea era contraddetta dalla realtà, questa veniva semplicemente abolita: sulla carta e nella propaganda almeno.

Bibliografia

Anne Applebaum, Red Famine: Stalin's War on Ukraine, Penguin, London 2017, edizione Kindle.

Alain Blum, Naître, vivre et mourir en Urss 1917-1991, Plon, Paris 1994, edizione Kindle.

Alain Blum, Redécouverte de l'histoire de l'URSS 1931-1945, «Population et sociétés. Bulletin Mensuel d'Informations Démographiques, Économiques, Sociales», Janvier 1991, N. 253.

Catherine Merridale, The 1937 Census and the Limits of Stalinist Rule, «The Historical Journal», 39, n. 1, March 1996.

Mark Tolts, The Soviet Censuses of 1937 and 1939: Some Problems of Data Evaluation, presented at the International Conference on Soviet Population in the 1920s and 1930s, Toronto 1995.

Mark Tolts, The Failure of Demographic Statistics: A Soviet Response to Population Troubles, Paper presented at the IUSSP XXIVth General Population Conference (Salvador-Bahia, Brazil, August 18-24, 2001).

Alexandre Volkov, Le recensement de la population de 1937. Mensonges et verité, «Annales de Démographie Historique», Paris 1992.

S.G. Wheatcroft and R.W. Davies, The crooked mirror of Soviet economic statistics, in R.W. Davies, Mark Harrison, S.G. Wheatcroft, The economic transformation of the Soviet Union, 1913-1945, Cambridge University Press, Cambridge 1994.

 

Foto di Kraval, Kurman, Kvitkin