Il furore degli esclusi tra racconto e repressione. Stati Uniti e Unione Sovietica negli anni Trenta
di Vincenzo Medde
Negli anni Trenta, dentro alla Grande Depressione, si svolse negli Stati Uniti un altro grande dramma ambientale, economico e sociale. Negli stati della Dust Bowl — Texas, New Mexico, Colorado, Nebraska, Kansas, Oklahoma –, la siccità prolungata, la crisi economica, l’uso intensivo delle macchine, la stretta delle banche ridussero in miseria i coltivatori, costringendoli a vendere tutto quel che possedevano per mettersi in cammino, in carovane di miseria e di dolore, verso la California, dove speravano di trovare lavoro e accoglienza.
di Vincenzo Medde
Grafico nascite e decessi
Governi e dittature del passato, per controllare e falsificare le informazioni utili alla propaganda, hanno fatto uso di mezzi forse meno sofisticati di quelli a disposizione nei social media contemporanei, ma certo sono risultati, per un lungo tempo, altrettanto efficaci e molto più devastanti. Un esempio di manipolazione e di falsificazione, che ancora dà del filo da torcere a demografi e statistici che vogliano ricostruire la reale consistenza della popolazione sovietica negli anni Trenta, lo offre la storia dei censimenti in Urss del 1937 e del 1939.
Un libro e un’intervista
«Se esiste una lezione della storia è che essa non si ripete: è un insieme di “fatti” materiali, culturali, militari, politici, sociali, mentali unici e irriproducibili e il compito specifico degli storici è quello di ricordare all'opinione pubblica di non confondere possibili somiglianze tra eventi attuali e altri del passato, con la possibilità che il passato si riproduca nell'oggi e quindi di non cadere nel tranello di spiegare il recente con il remoto, inseguendo l’“idolo delle origini”».
Cliccare su LEGGI TUTTO per ascoltare un’intervista ad Alberto De Bernardi.
di Vincenzo Medde
Unione Sovietica, seconda metà del 1932. Carestia, requisizioni forzate anche delle riserve alimentari minime, repressione e deportazione dei contadini, timori di una possibile perdita dell’Ucraina. Fu in questa congiuntura che Stalin prese la decisione di utilizzare la carestia, che non aveva espressamente voluto, ma che era la conseguenza diretta delle politiche economiche e sociali sovietiche – industrializzazione accelerata, collettivizzazione forzata, liquidazione dei kulak –, per dare una lezione ai contadini che resistevano al potere comunista e che costituivano la base sociale del nazionalismo ucraino. Si trattava di piegare definitivamente la resistenza nelle campagne ed eliminare ogni velleità autonomistica della Repubblica Ucraina.
di Vincenzo Medde
Tra l’autunno del 1932 e l’estate del 1933 quattro milioni di persone furono lasciate morire di fame in Ucraina e nel Kuban, una regione del Caucaso del Nord che apparteneva alla Repubblica russa ma che era abitata in prevalenza da Ucraini.
I responsabili di tale sterminio per fame furono Stalin e i suoi più stretti collaboratori (Vjačeslav Molotov, Lazar Kaganovič, Pavel Postyšev, Vsevolod Balickij), per il tramite di politiche economiche e sociali – industrializzazione accelerata, collettivizzazione forzata, liquidazione dei kulaki, requisizione armata dei prodotti agricoli – che, a partire dal 1928-29, avevano innescato un micidiale meccanismo mortifero.
di Vincenzo Medde
I termini fascismo e fascista sono diventati d’uso generico e superficiale per esprimere radicale avversione nei confronti di persone, idee, atteggiamenti. Berlusconi faceva un uso analogo del termine comunista. Più diffuso ancora è l’impiego superficiale e meccanico dei termini medioevo e medievale a indicare strutture, mentalità, comportamenti che si giudicano arretrati o premoderni. Si tratta di usi linguistici popolari, frequenti e retorici, comprensibili magari in contesti emotivamente caratterizzati, poco formali, senza intenti analitici, ma scorretti e comunque da evitare nel contesto di una discussione seria e non di sola polemica.
di Vincenzo Medde
Contadini russi
negli anni Venti
La rivoluzione in Russia del febbraio 1917 prima e poi l’insurrezione bolscevica e l’instaurazione di un governo rivoluzionario nel successivo ottobre ebbero subito un forte impatto sull’immaginario dei popoli impoveriti e devastati dalla guerra, suscitando insieme grandi speranze e grandi paure. Tanto più che quella russa prometteva o minacciava di essere solo la prima di una serie di rivoluzioni in Europa.
In Italia, Antonio Gramsci, il 29 aprile 1917 sul «Grido del Popolo», dedicò alla rivoluzione di febbraio – che «necessariamente deve sfociare nel regime socialista» – un articolo dai toni entusiastici e ingenuamente trionfalistici, Note sulla rivoluzione russa, che fondava sul proletario russo attese messianiche di rivolgimento epocale e mondiale, non solo dal punto di vista politico e sociale ma anche dal punto di vista “spirituale” e “morale”.