Perché la Sardegna è rimasta indietro. L’analisi di Gavino Alivia
di Vincenzo Medde

«Perché la grande isola è tuttora spopolata, incolta?», si chiedeva già nel 1934 Gavino Alivia in occasione del 12. Congresso geografico italiano che si teneva appunto in Sardegna. «Le cause di questo fenomeno – Alivia vi torna ancora vent’anni dopo – sono essenzialmente storiche: l'isolamento della Sardegna dalle correnti migratorie, dalle invasioni, dagli scambi, la insicurezza del litorale e infine la malaria, che in una popolazione tanto rarefatta ha potuto fare strage».
Grafici e illustratori sardi nella prima metà del Novecento
di Bepi Vigna

1. La secessione sarda
La nascita in Sardegna di una scuola di artisti che hanno fatto dell’illustrazione e del fumetto il loro principale campo di espressione, può apparire un fatto abbastanza singolare, se si considera che nell’isola non vi erano strutture editoriali e industriali che offrissero reali opportunità a chi lavorasse in questi settori.
La pastorizia in Sardegna negli anni Cinquanta. Realtà e rappresentazione
di Vincenzo Medde

Sebastiano Satta
Pastore con gregge
«Il pastore ha incorporato in sé, nella propria memoria, destrezza, coraggio e istinto quanto gli occorre per la conduzione del gregge. Secondo la sua stessa rappresentazione egli è uomo che sa il fatto suo, atleta o balente sempre in lotta con la natura, e molto più del contadino capace anche di adattarsi al gioco rischioso del mercato. Ma al mondo non reca che pretese, né la sua intelligenza, per quanto espressiva di miti e poesia, s’applica alle cose per mutarle a loro volta in strumenti o tecniche, cumulando il sapere e le risorse di ieri con quelli di oggi». (G.G. Ortu)
Una miseria corale, la Sardegna negli anni Cinquanta
di Vincenzo Medde

«Oggi, in una regione che rientra a pieno titolo nella parte più opulenta e sviluppata del mondo, sono difficilmente immaginabili le condizioni di assoluta povertà, di arretratezza e di fame dell’Isola, non solo nel periodo bellico e immediatamente successivo, ma per tutti gli anni Cinquanta. Per oltre un decennio, una miseria corale avvolge città e campagna, zone dell’interno e località marittime».
Tornare indietro per sentirsi Sardi
di Vincenzo Medde
La sociologa Anna Oppo intervenendo nel 2005 in un seminario sull’identità della Sardegna si chiedeva: «Esiste un’identità culturale dei sardi? E se esiste dove la si deve cercare? Nella testa della gente, nei comportamenti quotidiani che formano gli stili di vita, negli oggetti che sono di quella cultura e non di altre?».
L’opera dei picapedras nei paesi del Sinis e del Montiferru
di Ivo S. Fenu e Fabio Ferrari

Inoltrarsi nei vicoli di molti paesi dell’Isola può ancora riservare sorprese: è come fare un viaggio a ritroso nel tempo, immergersi in quella che fu la Sardegna spagnola, carica di esotismo e di arcane suggestioni. Vicoli stretti, muri di fango talvolta imbiancati che nascondono agrumeti e palmizi, o di pietra, a protezione di legnaie e magazzini in disuso. Un contrasto tra abbacinate luminosità e ombre profonde, colori e profumi un tempo dominanti e ora ridotti a rari e preziosi reperti di un passato lontano.